Rassegna Stampa #Crisi2020 – 27 – 30 aprile

Pubblicato il 30/04/2020 - Alessia Vicario
La Rassegna Stampa Quantalys: in un'unica pubblicazione le posizioni delle varie SGR e le notizie/analisi di interesse in questo scenario di crisi.

Le posizioni delle SGR

T. ROWE PRICE: INVESTIRE NEGLI HIGH YIELD IN TEMPI DI VOLATILITA’ i periodi di allargamento dello spread offrono potenziale per forti rimbalzi nel medio – lungo termine

 

L’attualità volatilità sui mercati globali potrebbe creare delle nuove opportunità nel reddito fisso high yield dove gli spread dei titoli si sono notevolmente ampliati ma l’incertezza circa l’impatto economico e umano rende cauti gli investitori e difficile determinare quando il sell-off sugli high yield diventerà un’opportunità. Piuttosto che concentrarsi sui movimenti di breve periodo gli investitori dovrebbero guardare al lungo termine e alle performance storiche che dimostrano che quando si sono registrati aumenti negli spread i ritorni futuri sono stati interessanti.

L’analisi svolta da T..Rowe Price mostra che storicamente dopo l’allargamento degli spread sugli high yield sia sul mercato statunitense che su quello europeo sono seguiti nei mesi successivi ritorni positivi e più solidi rispetto ai mercati azionari.

Per valutare quale potrebbe essere un buon entry point occorre capire se gli attuali livelli di spread hanno prezzato il possibile aumento dei tassi di default e la possibile diminuzione dei tassi dei recovery rate.

T. Rowe Price punta ad una selezione bottom-up dei titoli e un approccio attivo che potrebbe ridurre l’esposizione ai settori e ai segmenti di mercato più a rischio considerando inoltre le differenze presenti all’interno del mercato globale high yield tra il mercato usa e il mercato europeo dove la diversa esposizione ai settori potrebbe determinare diverse reazioni. Gli occhi sono puntati alle dinamiche sul petrolio che hanno determinato una sottoperformance del settore energetico.

 

Al link troweprice.com l’articolo completo di Mike Della Vedova Portfolio Manager di T.Rowe Price

 

 

PICTET: La risposta dei mercati emergenti alla crisi economica: il QE una nuova era? Sarà un banco di prova per la credibilità delle banche centrali

 

È la prima volta nella storia in cui i mercati emergenti, che hanno visto con l’emergenza coronavirus una brusca crescita degli spread di credito, stanno considerando il Quantitative Easing. Se nelle economie emergenti il QE è stato utilizzato per ridurre il costo del finanziamento una volta esauriti tutti gli strumenti convenzionali, nei mercati emergenti, invece, l’obiettivo del QE è di migliorare la liquidità e il funzionamento dei mercati.

Così Cile, Colombia, Repubblica Ceca, Ungheria, Indonesia, Israele, Filippine, Polonia, Romania e Sudafrica hanno annunciato misure di QE che seppur limitate hanno una grande valenza simbolica.

L’utilizzo è in combinazione con altri strumenti tradizionali come ad esempio il taglio dei tassi di riferimento, le misure aggiuntive come le operazioni TLTRO o la riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria (es. Filippine). Il team di Pictet sul fronte mercati emergenti si concentra sulle società con solidi fondamentali adesso, infatti, secondo David Millar ci sono buone opportunità su titoli che storicamente sono stati sempre cari come i beni di consumo.

 

Al link pictet.it l’articolo completo di David Millar Head of Multi Asset

 

INVESCO: guardiamo ai mercati in un’ottica lungimirante con un approccio “relative value”

 

I prezzi delle diverse attività finanziarie hanno subito enormi oscillazioni che non erano state registrate nemmeno durante la crisi finanziaria globale del 2008. Il recente rally ha però fatto tornare sui massimi di febbraio alcuni segmenti del mercato in particolare il mondo del credito grazie agli interventi della FED. A partire dalla crisi del 2008 si è registrato un aumento della volatilità (su economie, imprese, politiche…) ma le banche centrali hanno tenuto, grazie all’immissione di liquidità, la variabilità delle quotazioni delle diverse attività finanziarie su livelli storicamente bassi ma in questo momento l’incertezza regna tra gli asset.

Diffidenza su una ripresa repentina e accentuata delle azioni. Predilezione del mercato del credito in virtù della reta di protezione offerta dalle banche centrali. Il passaggio da un modello di supporto dell’economia fondato solo sulla politica monetaria a favore di un modello che vede una sincronizzazione di strategie monetarie e fiscali inciderà sull’evoluzione a lungo termine. Secondo il team di Invesco da qui a 2 anni prevarrà uno scenario di deflazione in quanto l’’arresto quasi totale si è tradotto in un contraccolpo notevole anche sui rapporti prezzi/ utili di molti settori.

Le strategie direzionali in alcuni segmenti dei mercati finanziari sono esaurite e in altri difficili da leggere. Le idee di investimento di tipo relative value saranno sempre più importanti nel trainare i rendimenti e con questo approccio Invesco è orientato su valute, settori azioni e mercati emergenti.

 

Al link invesco.it l’articolo completo di David Millar Head of Multi Asset

 

 

 

FIDELITY: La S - il benessere degli stakeholder - dell’acronimo ESG avrà presto il suo momento di gloria.

 

Aldilà delle differenze che ogni crisi può avere nelle modalità e caratteristiche tutte le crisi sono accomunate da verità comportamentali che si ripetono. Quando i mercati crollano gli orizzonti di investimenti tendono a ridursi ed è la naturale reazione di “fuggi o combatti” ovvero dell’atteggiamento che spiega il violento sell off di febbraio/marzo che ha visto fuggire molti investitori.  I mercati non sono stati indiscriminati e non tutti sono stati penalizzati allo stesso modo. Le aziende che in anticipo avevano investito sul fronte ESG prima dell’attuale crisi hanno generalmente superato i loro competitor sia sul fronte azionario che sul fronte obbligazionario. Fidelity ha analizzato il comportamento delle aziende in funzione del proprio rating di sostenibilità. Sul fronte azionario il prezzo delle aziende con alto rating di sostenibilità Fidelity A o B è sceso in media meno dello S&P 500 mentre quelli con rating C e E sono scesi di più. Sul fronte obbligazionario i titoli delle aziende con rating ESG più elevato hanno avuto una performance migliore rispetto a quelli con rating più basso. Il sell off che all’inizio sembrava indiscriminato e in preda al panico in realtà ha discriminato le aziende in base alla loro attenzione alle questioni di sostenibilità.

L’epidemia comporterà cambiamenti sociali che rimarranno anche dopo l’attuale volatilità. Guardando al futuro Fidelity porrà maggiore attenzione alla sostenibilità.

 

Al link Fidelity.it l’articolo completo di Anne Richards, CEO di Fidelity International.

 

 

 

 

GAM: l’azionario healthcare in attesa degli studi sul Remdesivir

 

Christophe Eggmann, Investment Director di GAM, si è espresso sul rischio politico per il settore sanitario e sul modo in cui le società stanno rispondendo all’emergenza. La crisi ha dimostrato l’importanza dell’avanguardia nell’innovazione. Complessivamente le imprese del settore sanitario sono riuscite a continuare la loro attività al netto di qualche interruzione operativa nei dispositivi e apparecchiature medicali. Anche le aziende farmaceutiche proseguono nella maggior parte dei casi con la normale attività. Sospensione delle fusioni e delle acquisizioni sulle società farmaceutiche ma secondo GAM il processo di consolidamento del settore riprenderà. L’attenzione è rivolta al Remdesivir prodotto da Gilead unico potenziale rimedio contro il Covid 19 finchè non si troverà un vaccino.

 

Al link gam.com l’articolo completo di Christophe Eggman Investment Director di GAM

 

 

AMUNDI: Market review maggio per il momento rimaniamo cauti bilanciando la liquidità di portafoglio ma siamo pronti a incrementare l’esposizione puntando su un possibile rimbalzo a livello di classi di attività o di area geografica

 

L’andamento dei mercati finanziari è stato fortemente influenzato dagli sviluppi delle politiche sul fronte monetario e fiscale e dall’andamento dei contagi del coronavirus. L’Europa ha definito la sua strategia, i casi dei contagi stanno diminuendo mentre il costo economico associato alla chiusura delle attività è in continua crescita. Le banche centrali - europea e americana- hanno ulteriormente improntato delle politiche accomodanti iniettando liquidità per far fronte alle condizioni finanziarie. Hanno mirato alla liquidità sul fronte del credito e cominciato ad acquistare anche titoli di credito più rischiosi allargando ulteriormente i programmi di acquisto. Sul fronte politico ci sono stati dei progressi nell’Eurozona ma restano gli scogli politici. Nel recovery fund è stato individuato il mezzo attraverso il quale verranno finanziato i paesi che hanno dovuto fronteggiare le perdite maggiori in attesa che vengano definiti a maggio ulteriori dettagli su composizione e ampiezza del piano.  Sul fronte dei mercati azionari dopo un ulteriore calo ad inizio aprile i mercati azionari hanno cominciato a salire quasi più del 10% con l’indice americano che ha registrato le migliori performance, seguito dal Giappone. I mercati azionari europei sono stati più volatili con rialzi inferiori al 3% probabilmente condizionati dall’ evoluzione politica. L’oro ha confermato il guadagno con il +9% ad aprile. Nonostante la volatilità di aprile i tassi governativi dei paesi sviluppati sono tornati sui livelli nominali di inizio mese (-0,47 decennali tedeschi + 60 bp i titoli governativi americani). Al contrario i tassi reali sono scesi ulteriormente in territorio negativo per timori deflazionistici.

I mercati emergenti meritano un’attenzione specifica, la pandemia ha esacerbato le condizioni iniziali in termini di fragilità fiscale e vulnerabilità esterne. Inoltre occorre considerare le rimarchevoli oscillazioni nel prezzo del petrolio. Ricorderemo aprile 2020 come il mese in cui il prezzo del petrolio WTI è andato in territorio negativo -46% il calo del mese. Alcuni mercati emergenti, quelli legati alla produzione e all’esportazione sono stati duramente colpiti e stanno iniziando a discutere su possibili ristrutturazioni del debito pubblico es. l’Equador. I mercati azionari dei paesi emergenti hanno parzialmente recuperato le perdite di inizio anno, sul fronte obbligazionario dei paesi emergenti la crescita è minima intorno al 1%. La Cina rappresenta il punto positivo dei mercati emergenti, nella modalità prima in entrata e prima in uscita, first in e first out, il paese si sta lentamente riprendendo. L’indice azionario cinese è aumentato circa del 1% mentre da inizio anno è sceso del 6% grazie alle politiche senza limiti sul fronte monetario e ai tentativi di coordinamento sul fronte fiscale la pandemia sembra essere più sotto controllo. I mercati ora testeranno le vere ripercussioni economiche inflitte dal Covid con la stagione di reportistica degli utili aziendali. Nelle prossime settimane avremo una maggiore visibilità che ci permetterà di capire se lo scenario è solo serio o davvero grave.

 

Al link amundi.it il podcast completo.

 

Eurizon Asset Management: prosegue la normalizzazione.  

 

L’ultimo consiglio europeo ha sostanzialmente confermato le decisioni che erano state in precedenza già prese spostando in avanti la possibilità di mettere in campo un sistema di recovery fund. La volatilità è scesa ulteriormente a conferma del fatto che i mercati stanno provando a normalizzare la situazione. Il crollo del prezzo del petrolio ha fatto tanto clamore ma, oltre ad alcuni effetti collaterali per le società del settore, non è una notizia così negativa in quanto il crollo delle materie prime sostiene sempre l’economia ed infatti i mercati non si sono spaventati più di tanto. Gli spread delle attività rischiose (high yield ed emergenti) scendono ma restano a livelli storicamente elevati ed interessanti. Le borse rallentano il recupero ma il contesto è complessivamente positivo. Il tema ora resta cosa succederà con le varie prove di riapertura.

 

Andrea Conti, Responsabile Macro Research per Eurizon Capital SGR, espone la posizione di Eurizon nella rubrica Focus Mercati disponibile qui.

 

Vanguard: la ripresa nelle economie sviluppate non seguirà il ritmo cinese.  

 

La Cina ormai sembra davvero che abbia sconfitto il virus e la ripresa dell’attività economica fa ben sperare su un ritorno ai livelli pre – Covid entro la fine del 2020. Difficilmente lo stesso si potrà verificare per i paesi sviluppati: le strutture economiche sono troppo diverse e un ritorno ai livelli pre – Covid non è realistico prima della fine del 2021. Questo si deve principalmente a tre motivi: in primo luogo non tutti i governi sono riusciti ad attuare le misure di contenimento come la Cina, in secondo luogo la Cina è sempre la “fabbrica mondiale” (la predominanza del manifatturiero nell’economia cinese mitiga l’influenza del settore dei servizi che prevedono un’interazione diretta, il quale probabilmente richiederà un periodo più lungo per riprendersi, in Cina come negli altri paesi in cui contribuisce in misura molto maggiore al PIL), in terzo luogo, la Cina ha una capacità superiore rispetto alla maggior parte dei paesi sviluppati in materia di politiche fiscali per stimolare la domanda, il che consente al paese di adottare misure più incisive rispetto a quelle adottate a livello globale, per attutire nell’immediato le conseguenze delle economie in caduta libera.

 

L’articolo completo è disponibile qui.

 

Da Alessia Vicario - Responsabile Progetti & Ufficio Studi presso Quantalys Italia.