La tavola dei rendimenti Quantalys 2021
Pubblicato il 25/01/2022 - Marco Chinaia
La tavola dei rendimenti mostra le performance registrate, anno per anno, da 15 diversi mercati su un periodo di 21 anni (dal 2001 al 2021). Sono stati selezionati i principali indici rappresentativi dei mercati monetari, obbligazionari, azionari e delle commodities al fine di fornire una panoramica globale sull’andamento ventennale dei mercati finanziari. A ciascun indice di mercato è stato assegnato un colore e per ogni anno dal 2001 al 2021 le performance sono state ordinate in senso decrescente.
Questo strumento permette di mettere a fuoco i rendimenti assoluti registrati dal singolo mercato e analizzarne l’evoluzione per comprendere se, nel corso del tempo, è presente una particolare tendenza e permette di osservare, sui singoli anni e quindi a parità di eventi, le performance relative registrate da un mercato rispetto agli altri.
La tavola dei rendimenti permette di evidenziare alcuni concetti fondamentali, come l'esistenza di un trade-off rendimento/rischio per il quale, su un arco temporale sufficientemente ampio è possibile pensare di realizzare rendimenti maggiori soltanto accettando livelli di rischio crescenti, ma accettare livelli di rischio elevati potrebbe portare anche a realizzare perdite notevoli;
Di fatto, nell’orizzonte temporale che va dal 2001 al 2021 ad es. l’MSCI Emerging markets, sopportando un livello di volatilità del 20,07% è stato in grado di registrare i risultati migliori, con una performance annualizzata sul periodo del + 7,96% e una performance cumulata del + 399,73% nei 21 anni. Guardando però al mercato delle commodities, le conclusioni non appaiono le medesime. Infatti, l’indice S&P GSCI ha registrato i rendimenti peggiori del periodo, con una performance annualizzata del – 2,81% e un livello di rischio sul periodo addirittura pari al 22,00%.
Per avere uno sviluppo del concetto di trade-off rischio rendimento, occorre spostare l’osservazione in ottica di portafoglio, dove diventa fondamentale il concetto di diversificazione, dal momento che, come evidenzia la tavola, i mercati possono reagire in modo molto diverso, arrivando a registrare performance molto diverse nei vari periodi e non è detto che i rendimenti passati siano sempre una buona approssimazione dei risultati futuri. Da qui la diversificazione gioca un ruolo fondamentale per mitigare la volatilità dei risultati e rafforzare il concetto di trade-off rendimento/rischio, il quale risulta maggiormente verificato all’aumentare della diversificazione.
Lo strumento, grazie all’ordinamento decrescente dei rendimenti dei vari indici, permette di visualizzare un’ulteriore elemento utile, ossia il range di performance all’interno del quale i mercati si sono mossi nel periodo considerato (nel caso specifico dal 2001 al 2021) e quindi di determinare il livello di volatilità al quale il mercato espone. In alcuni casi, alcuni mercati potrebbero esporre ad un elevato grado di volatilità dei risultati, anche e soprattutto nel breve periodo. Si guardi al caso dello S&P GSCI che ha registrato un rendimento del - 30,17% nel 2020 e un rendimento + 52,06% nel 2021 e al caso, meno recente, dell’MSCI Emerging markets che a fine 2008 ha registrato una performance cumulata del – 50,64% e solamente l’anno successivo è stato in grado di chiudere il 2009 con un + 72,45% e con un differenziale del + 123,08%.
L’ultimo concetto che può essere estratto dall’osservazione della tavola dei rendimenti è che l’orizzonte temporale può avere un impatto molto forte nello spegnere la volatilità, misurata come variabilità dei risultati. Infatti, quest’ultima tende a ridursi all’aumentare dell’orizzonte temporale, dove la variabilità dei rendimenti ad un anno sarà sicuramente maggiore della variabilità dei rendimenti misurata in un periodo più lungo ad esempio a 20 anni. Il concetto di time diversification può essere riscontrato nel fatto che tutti i mercati, nonostante l’andamento dei singoli periodi, siano stati in grado di registrare performance annualizzate positive nei 21 anni considerati, con l’eccezione data dall’indice S&P GSCI che si è posizionato in territorio negativo con una performance del – 2,81%.
Guardando ai risultati di performance annuali dei 15 mercati sui 21 anni considerati, si può osservare che mediamente il numero di indici che ha performato positivamente è maggiore rispetto al numero di indici che ha chiuso l’anno con performance negative. L’eccezione da segnalare è rappresentata dagli anni 2002, 2008 e 2018 dove si evidenzia un numero molto alto di indici, soprattutto azionari, posizionati in territorio negativo. Il 2005 rappresenta l’unico anno in cui tutti gli indici considerati hanno registrato performance positive, mentre gli anni: 2004, 2009, 2010 e 2019 hanno visto i risultati migliori, in termini di grandezza e con il più alto numero di mercati (14 su 15) chiudere in positivo. Con riferimento ai singoli mercati, è l’obbligazionario ICE BofA Euro Broad Market ad aver registrato il maggior numero di performance positive (19 su 21), andando in negativo solamente nel 2006 e nel 2021, mentre lo S&P GSCI è stato l’indice a cadere in territorio negativo per il maggior numero di anni, 10 su 21.
La Tavola delle volatilità: volatilità annualizzate dei singoli mercati (2001-2021) e volatilità sul periodo
La tavola delle volatilità permette di abbinare all’analisi delle performance ottenute dagli indici, il livello di rischio ai quali i mercati sono stati esposti. Nella tavola vengono mostrati i livelli di rischio annualizzato per i diversi anni, evidenziando di rosso i valori e i periodi in cui la volatilità dei mercati è stata superiore alla sua media di periodo.
Guardando ai dati, nel periodo 2008 – 2009, caratterizzato da una delle peggiori crisi finanziarie, tutti gli indici hanno registrato un notevole aumento della volatilità, soprattutto con riferimento ai mercati azionari, che hanno visto aumentare il rischio di oltre i 10 punti percentuali rispetto alla media di periodo. L’MSCI Emerging markets ha registrato i livelli più alti di volatilità (+ 38,36%) nel 2008, mentre l’anno successivo è stato l’MSCI Italy a riscontrare il maggiore aumento della volatilità (+ 33,79%).
Ponendo l’attenzione sugli ultimi 5 anni, come ci si poteva attendere, è stato l’anno 2020 a segnare il maggior aumento di volatilità, grazie all’avvento della pandemia, con 13 indici su 15 che hanno chiuso l’anno con una volatilità nettamente maggiore rispetto alla media. Inoltre, i livelli di rischio riscontrati risultano molto simili ai valori toccati nel periodo della crisi finanziaria e della Grande Recessione del 2008 – 2009. Per contro, quelli registrati nell’anno appena concluso figurano tra i più bassi degli ultimi 21 anni.
Con riferimento alla volatilità sull’intero periodo considerato, gli indici azionari hanno sostenuto i più alti livelli di volatilità, con l’MSCI Italy che ha registrato la volatilità maggiore, pari a 24,40%, seguito dall’MSCI Emerging market fermo a 20,07%, mentre i livelli minori sono stati registrati dal tasso EONIA (0,23%) e dall’indice obbligazionario ICE BofA Euro Corporate (3,01%).
Il bilancio del 2021: un anno eccellente per gli investitori!
Il 2021 verrà sicuramente ricordato come l’anno della ripresa dei mercati finanziari e come un anno eccellente per gli investitori. Dopo il magro andamento del 2020, turbato dalle forti perdite accumulate nel primo trimestre dell’emergenza covid-19, i mercati finanziari azionari hanno registrato un forte riscatto, sostenuti dalle politiche accomodanti delle banche centrali e dai grandi piani d’investimento a sostegno dell’economia da parte di Unione Europea e Stati Uniti. Malgrado questo cauto ottimismo, sullo sfondo, covid-19 ha continuato a rappresentare una grossa fonte di preoccupazione, accompagnata da una dinamica persistente al rialzo dell’inflazione, da un caro delle materie prime, e da una crisi energetica che hanno condizionato offerte e consumi.
Complessivamente, i mercati azionari dei Paesi sviluppati hanno fatto meglio di quelli emergenti, con Stati Uniti ed Europa a trainare i listini di Borsa, con l’MSCI USA che ha registrato la migliore performance del 2021, pari a + 37,01%, seguita dall’MSCI World a + 31,98% e dall’MSCI Europe a + 26,00%. Sottotono invece sono apparsi i mercati emergenti con l’MSCI Emerging markets che ha registrato una performance appena del + 5,59%, guidato dalla crescita sotto le attese dell’economia cinese, condizionata dagli ampi interventi governativi e dalla crisi del settore immobiliare.
Il mercato italiano si è posizionato tra i migliori di questo 2021, con l’MSCI Italy che ha chiuso l’anno con un + 24,62%, dopo le performance deludenti del 2020, dove si era posizionato in territorio negativo con una performance del – 6,80%.
Il 2021 è stato, infine, un anno complicato per i mercati obbligazionari, stressati dalla persistenza dell’inflazione negli Stati Uniti e in Europa e dall’attesa di un aumento dei tassi d’interesse che dovrebbe essere previsto dalla Fed solamente alla fine del primo trimestre del 2022. I peggiori rendimenti sono stati realizzati dal mercato Europeo con l’ICE BofA Euro Government che ha registrato la peggiore performance del periodo, pari a – 3,41%, seguito dall’ICE BofA Euro Broad Market (- 2,80%) e dall’ICE BofA Euro Corporate (- 1,02%).
L’andamento dei principali indici azionari durante il 2021
L’andamento dei principali indici obbligazionari durante il 2021
Scarica la Tavola dei rendimenti Quantalys 2021
* La metodologia utilizzata per l'elaborazione dei dati è interna a Quantalys. Gli indici utilizzati sono di tipo net return. Per quelli denominati in valute diverse dall’euro la conversione in euro è stata effettuata utilizzando il tasso di cambio della BCE delle 16:00. I calcoli sono aggiornati al 31 dicembre 2021.
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