La tavola dei rendimenti Quantalys 2024
Pubblicato il 20/01/2025 - Alessia Vicario & Marco Chinaia
L’inflazione nei paesi sviluppati è scesa, ma meno del previsto, a causa di alcune pressioni sui prezzi, specie lato servizi. Le principali banche centrali hanno adottato politiche monetarie di allentamento monetario, con tagli dei tassi di interesse di circa 100 punti base sia nell’Area Euro, sia negli Stati Uniti. Proprio qui, l’elezione di Trump ha avuto un impatto positivo sul sentiment di mercato, grazie alle aspettative pro-crescita. Tuttavia, questo ha generato alcune incertezze su Europa e Asia (Cina in primis), per la previsione di alcune politiche, non troppo favorevoli a livello commerciale. I tassi d’interesse sono stati ridotti, ma meno di quanto i mercati scontavano ad inizio anno, con un impatto variegato in ambito obbligazionario e tendenzialmente positivo per le attività rischiose. Il 2024 è stato dominato dalle big tech USA, con l'S&P 500 e il Nasdaq che hanno registrato guadagni rispettivamente del 23,3% e del 24,9%. Infine, il dollaro ha rafforzato il suo valore, chiudendo l’anno in aumento del 7,57%, spinto dalle mosse della Federal Reserve.
Scopriamo insieme la Tavola dei rendimenti Quantalys 2024
La tavola dei rendimenti mostra le performance registrate, anno per anno, da 15 diversi mercati su un periodo di 15 anni (dal 2010 al 2024). Sono stati selezionati i principali indici rappresentativi dei mercati monetari, obbligazionari, azionari e delle commodities al fine di fornire una panoramica globale sull’andamento dei mercati finanziari. A ciascun indice di mercato è stato assegnato un colore e per ogni anno dal 2010 al 2024 le performance sono state ordinate in senso decrescente.
Questo strumento permette di mettere a fuoco i rendimenti assoluti registrati dal singolo mercato e analizzarne l’evoluzione per comprendere se, nel corso del tempo, è presente una particolare tendenza e permette di osservare, sui singoli anni e quindi a parità di eventi, le performance relative registrate da un mercato rispetto agli altri.
La tavola dei rendimenti permette di evidenziare alcuni concetti fondamentali, come l’esistenza di un trade-off rendimento/rischio per il quale, su un arco temporale sufficientemente ampio è possibile pensare di realizzare rendimenti maggiori soltanto accettando livelli di rischio crescenti, ma accettare livelli di rischio elevati potrebbe portare anche a realizzare perdite notevoli.
Di fatto, nell’orizzonte temporale che va dal 2010 al 2024 ad es. MSCI USA, sopportando un livello di volatilità del 16,20%, è stato in grado di registrare i risultati migliori, con una performance annualizzata sul periodo del + 15,61% e una performance cumulata del + 795,99% nei 14 anni. Guardando però al mercato italiano, le conclusioni non appaiono le medesime. Infatti, l’indice MSCI Italy ha registrato rendimenti peggiori, pari a + 5,02% parlando di performance annualizzata e + 109,02% parlando di performance cumulata, ottenendo anche la più alta volatilità, pari a 22,44%. Analogamente si può portare come esempio il caso delle commodities (S&P GSCI), che registra la seconda volatilità maggiore pari a 20,74% e una performance annualizzata appena positiva, pari a + 0,71% (la più bassa tra gli indici considerati). Da notare come anche la performance cumulativa sui 14 anni sia stata la peggiore (+ 13,38%).
Lo strumento, grazie all’ordinamento decrescente dei rendimenti dei vari indici, permette di visualizzare un ulteriore elemento utile, ossia il range di performance all’interno del quale i mercati si sono mossi nel periodo considerato (nel caso specifico dal 2010 al 2024) e quindi di determinare il livello di volatilità al quale il mercato si espone. In alcuni casi, alcuni mercati potrebbero esporsi ad un elevato grado di volatilità dei risultati, anche e soprattutto nel breve periodo. Si guardi al caso del S&P GSCI che ha registrato una performance nel 2022 pari a + 33,78% e un rendimento negativo nel 2023 pari a – 7,59%. Numeri opposti si hanno se si considerano tutti gli indici azionari: MSCI Italy, MSCI USA, MSCI World, MSCI Europe, MSCI Pacific e MSCI Emerging Markets, i quali sono passati dal trascinare i mercati in rosso nel 2022 a balzare in un’area positiva nel 2023 e anche nel 2024.
Un terzo concetto che può essere estratto dall’osservazione della tavola dei rendimenti è l’orizzonte temporale. Esso può avere un impatto molto forte nello spegnere la volatilità, misurata come variabilità dei risultati. Infatti, quest’ultima tende a ridursi all’aumentare dell’orizzonte temporale, dove la variabilità dei rendimenti ad un anno sarà sicuramente maggiore della variabilità dei rendimenti misurata in un periodo più lungo ad esempio a 14 anni. Il concetto di time diversification può essere riscontrato nel fatto che tutti i mercati sono stati in grado di registrare performance annualizzate positive nei 14 anni considerati, nonostante l’andamento dei singoli periodi oscillino tra performance positive e performance negative.
Guardando ai risultati di performance annuali dei 15 indici considerati, si può osservare che mediamente il numero di indici che ha performato positivamente è maggiore rispetto al numero di indici che ha chiuso l’anno con performance negative. Se i casi più critici in passato sono rappresentati dagli anni 2008 con 5 indici positivi su 15 e il 2022 con solo 2 indici su 15, quest’anno vediamo un’inversione di tendenza. Insieme agli anni migliori, dove si sono visti nel 2019 con tutti gli indici, tranne l’Ester, e nell’anno 2005, in cui 15 indicatori su 15 hanno ottenuto rendimenti con il segno positivo, quest’anno abbiamo toccato un en plein, con tutti gli indici che si posizionano nell’area positiva.
Con riferimento a tutti i mercati, l’obbligazionario ICE BofA Euro Broad Market e l’obbligazionario ICE BofA Euro Government si contendono il primato di aver registrato il maggior numero di performance positive (13 su 15 e 12 su 15), andando in negativo solamente nel 2006, nel 2021 e nel 2022, mentre S&P GSCI è stato l’indice a cadere in territorio negativo per il maggior numero di anni, 8 su 15.
In termini di performance, come ci si poteva aspettare è stato il mercato americano a spingere le performance del 2024, aggiudicandosi il gradino più alto del podio con MSCI USA, arrivando a + 32,51% e superando con un delta del + 6,29% la performance globale del MSCI World (+ 26,22%).
La Tavola delle correlazioni: correlazioni tra i singoli mercati (2010-2024)
Per avere uno sviluppo del concetto di trade-off rischio rendimento, occorre spostare l’osservazione in ottica di portafoglio, dove diventa fondamentale il concetto di diversificazione e quindi di correlazione, dal momento che, come evidenzia la tavola, i mercati possono reagire in modo molto diverso, arrivando a registrare performance molto diverse nei vari periodi e non è detto che i rendimenti passati siano sempre una buona approssimazione dei risultati futuri e, che i rendimenti degli indici tendano a muoversi nella stessa direzione. Da qui la correlazione gioca un ruolo fondamentale per mitigare la volatilità dei risultati e rafforzare il concetto di trade-off rendimento/rischio, il quale risulta maggiormente verificato all’aumentare della diversificazione.
Analizzando quindi il comportamento della correlazione, è possibile osservare la presenza di 3 differenti clusters:
- forte correlazione tra gli indici azionari;
- forte correlazione tra gli indici obbligazionari (ICE BofA Euro Broad Market / Corporate / Government e ICE BofA Global Broad Market);
- media correlazione tra alcuni indici obbligazionari (ICE BofA Glb Cross Corp&Gov e ICE BofA Global High Yield) con gli indici azionari.
In particolare, questo ultimo cluster va a confutare il pensiero classico dove si pensa che il mercato obbligazionario sia decorrelato o poco correlato con il mercato azionario, ma dimostra, anzi, che la conoscenza delle correlazioni tra i diversi indici siano più che mai elementi fondamentali per la diversificazione del portafoglio. Storicamente, infatti, l’andamento del mercato obbligazionario è sempre stato negativamente correlato o poco correlato con l’andamento del mercato azionario. Talvolta però, la direzionalità e l’intensità della correlazione tra mercato azionario e mercato obbligazionario può cambiare e diventare positiva, come nel 2022.
La Tavola delle volatilità: volatilità annualizzate dei singoli mercati (2010-2024) e volatilità sul periodo
La tavola delle volatilità permette di abbinare all’analisi delle performance ottenute dagli indici e il livello di rischio ai quali i mercati sono stati esposti. Nella tavola vengono mostrati i livelli di rischio annualizzato per i diversi anni, evidenziando di rosso i valori e i periodi in cui la volatilità dei mercati è stata superiore alla sua media di periodo.
Dalla tavola è possibile notare come le volatilità annualizzate tra i vari indici siano molto correlate: in generale la volatilità aumenta per tutti gli indici in periodi di crisi e incertezza mentre tende a diminuire in periodi più stabili e moderati. Il fatto che in anni di crisi, ossia in anni dove si ha una generale diminuzione dei prezzi degli asset, la volatilità sia maggiore è coerente con la teoria economica.
Negli anni si sono susseguiti studi che portano alla conclusione che la relazione inversa tra prezzi e volatilità nel mondo azionario può essere spiegata in due modi diversi:
- Leverage effect: l’ipotesi della leva finanziaria prevede che i rendimenti negativi facciano scendere il prezzo dei titoli, aumentando proprio il leverage di un’azienda, ossia il rapporto tra debito ed equity, aumentando quindi la probabilità di fallimento dell’azienda stessa. Se l’azienda è in una situazione di maggiore rischio, il titolo è percepito come più rischioso e quindi volatile. In questo caso il nesso di causalità va dai prezzi alla volatilità.
- Volatility feedback effect: l’ipotesi di effetto di retroazione della volatilità prevede che, se la volatilità è prezzata sul mercato (come nel caso americano del VIX, comunemente noto come indice della paura, o come nel caso europeo del VSTOXX), un aumento anticipato della volatilità aumenterebbe il tasso di rendimento richiesto, richiedendo a sua volta un calo immediato del prezzo dei titoli per consentire rendimenti futuri più elevati. In questo caso il nesso di causalità va dalla volatilità ai prezzi.
Guardando ai dati presenti sulla tavola, è molto facile riconoscere periodi di stabilità e quindi bassa volatilità e periodi di incertezza e quindi di alta volatilità. In particolare, tra gli anni 2013-2014, 2017-2019 e 2021 si sono registrate, su tutti o quasi tutti gli indici, delle volatilità inferiori rispetto alla media del periodo. Caso contrario si è invece verificato nei periodi 2011, 2020 e 2022, dove una fase caotica dei mercati, ha portato gli indici ad avere una volatilità più elevata rispetto alla media del periodo.
Prendendo ad esempio MSCI World nel 2018 e nel 2019, è possibile osservare come nella fase di incertezza (2018), l’indice ha registrato i livelli più alti di volatilità (15,19%), con una performance (ricavabile dalla tavola dei rendimenti) pari a - 4,38%, mentre nella fase di stabilità (2019), l’indice ha segnato il livello di volatilità più basso del periodo (9,87%), mettendo a segno la miglior performance dell’anno (+ 30,12%). Lo stesso esercizio può essere fatto con altri indici azionari e su altri periodi.
Durante il 2024, rispetto all’anno precedente, si è registrato un tendenziale aumento della volatilità in ambito azionario e una marcata riduzione della volatilità in ambito obbligazionario. A livello globale, la volatilità del MSCI World è passata da 10,75% a 11,41%, mentre per il principale indice americano MSCI USA si segnala un dato che passa da 11,62% a 13,06%, restando ampiamente al di sotto della volatilità calcolata sull’intero periodo (2010-2024). Diversamente, a livello europeo, nonostante alcune incertezze economiche, si è registrata una diminuzione della volatilità rispetto al 2023, con MSCI Europe, che è passato da 13,04% a 10,85%. Per quanto riguarda i mercati obbligazionari, è stato il comparto obbligazionario, rappresentato dall’indice ICE BofA Euro Corporate a registrare la maggiore contrazione della volatilità rispetto all’anno precedente, portandosi da un valore di 6,94% del 2023 a 4,29% del 2024.
La comparazione tra le volatilità dell’anno appena concluso e le volatilità registrate sull’intero periodo, segnalano un 2024 a volatilità moderata, minore per tutti gli indici rispetto al dato calcolato sull’intero periodo, a dimostrazione di un andamento complessivamente positivo, sia per il mercato azionario, che per il mercato obbligazionario, alterato solamente da alcune correzioni tra aprile, agosto e ottobre.
Sempre con riferimento alla volatilità sull’intero periodo considerato, gli indici azionari hanno sostenuto i più alti livelli di volatilità, con MSCI Italy che ha registrato la volatilità maggiore, pari a 22,44%, seguito dal MSCI Emerging Markets fermo a 16,61%, mentre i livelli minori sono stati ovviamente registrati dal tasso monetario Ester (0,18%) e dall’indice obbligazionario ICE BofA Euro Corporate (3,41%).
Valutando il rapporto tra rendimento e rischio, è possibile evidenziare gli indicatori che hanno espresso un maggior grado di efficienza in base all’indice di Sharpe sull’orizzonte temporale dei 15 anni. Possiamo evidenziare dalla tabella seguente che l’indicatore migliore è stato l’indice obbligazionario ICE BofA Global High Yield, caratterizzato dal miglior extra-rendimento rispetto al risk free (Ester) per unità di rischio (0,99). Questo però non risulta un caso isolato, ma dalla tabella è possibile notare come gli indici obbligazionari, per unità di rischio, risultano più remunerativi rispetto ad alcuni indici azionari, fatta eccezione per MSCI World (0,81) e MSCI USA (0,95).
Il 2024: l’anno delle elezioni americane apre bene e chiude in positivo, nonostante alcune correzioni!
La tabella evidenzia le performance mensili di tutto il 2024, che apre con le buone performance registrate nel 2023 e attraversando varie fasi, tra inflazione in calo, politiche monetarie restrittive, tassi senza una direzione precisa, riesce a chiudere in positivo, registrando un andamento tipico degli anni delle elezioni americane.
Grazie a questa rappresentazione si può osservare come i trend negativi di breve si siano registrati nel periodo di aprile ed agosto, per timori di spinta inflazionistica e di ottobre, maggiormente legato a timori riguardanti le politiche delle banche centrali.
I mercati azionari presentano pattern positivi lungo tutto il primo semestre, spinti dal settore tecnologico, con alcune eccezioni legate al mese di aprile e al comparto europeo, dove le incertezze dei dati macroeconomici hanno portato dati negativi ad aprile e a giugno. Comportamento opposto peri i mercati obbligazionari, dove si osservano pattern di rendimenti positivi durante gli ultimi mesi dell’anno ad eccezione di ottobre e dicembre. Dove i rendimenti obbligazionari hanno ricominciato a virare verso l’alto, portando ad una contrazione dei prezzi obbligazionari, specie per il comparto governativo.
Dando l’ultimo sguardo alle performance mensili, per il mercato azionario, il miglior rendimento è stato registrato dal MSCI USA (+9,44%) durante il mese delle elezioni americane, mentre il risultato peggiore è stato messo a segno dal MSCI Emerging Markets (-5,71%) durante le tensioni di ottobre, soprattutto sulla Cina.
Per il mercato obbligazionario si segnala come miglior rendimento ICE BofA Global Broad Market (+ 3,30%) nel mese di novembre, mentre come peggior rendimento, sempre dallo stesso (-1,74%), registrato durante il mese di aprile.
L’andamento dei principali indici azionari durante il 2024
L’andamento dei principali indici obbligazionari durante il 2024
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* La metodologia utilizzata per l'elaborazione dei dati è interna a Quantalys. Gli indici utilizzati sono di tipo net return. Per quelli denominati in valute diverse dall’euro la conversione in euro è stata effettuata utilizzando il tasso di cambio della BCE delle 16:00. I calcoli sono aggiornati al 31 dicembre 2024.
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