5 punti chiave per investire nel 2025

Pubblicato il 29/01/2025 - Capital International Management Company SARL

A inizio 2025 l’ottimismo del mercato è elevato grazie alla solida economia statunitense, ai tagli dei tassi d’interesse e ai progressi dell’intelligenza artificiale

L’indice S&P 500 ha chiuso il 2024 con un rialzo del 25%, dopo aver superato il 26% nel 2023. Il raggiungimento di un risultato simile anche quest’anno resta un’incognita, ma alcuni temi d’investimento promettenti potrebbero sostenere i guadagni a lungo termine. In questo articolo i nostri gestori di portafoglio ed economisti illustrano cinque punti chiave per investire nel 2025 e oltre.

1. Benvenuti nell'economia di Benjamin Button

Se siete fan dei film di Brad Pitt o dell’Outlook per il 2025 di Capital Group avrete probabilmente familiarità con il concetto di “invecchiare al contrario”. Ma se quello di Benjamin Button è un personaggio di finzione, l’inversione del ciclo economico negli Stati Uniti ha conseguenze decisamente reali per gli investitori.

Il ciclo economico statunitense sembra invecchiare al contrario

Il grafico a linee riproduce un tipico ciclo economico statunitense, dalla crescita economica, alla ripresa, all’espansione, fino alla contrazione. Sotto sono elencate le quattro corrispondenti fasi: inizio, metà, fine e recessione. Le tendenze elencate sotto ciascuna fase descrivono le caratteristiche economiche, occupazionali e politiche del periodo. La fase di inizio ciclo, in cui le azioni statunitensi offrono un rendimento complessivo annualizzato del 14,8%, presenta le seguenti caratteristiche: accelerazione dell’attività economica, incremento delle ore lavorate, allentamento della banca centrale. La fase di metà ciclo, con un rendimento del 14,0%, presenta le seguenti caratteristiche: picco dei margini di utile, miglioramento dell’occupazione, aumento della domanda di credito. La fase di fine ciclo, con un rendimento dell’8,9%, presenta le seguenti caratteristiche: contrazione del mercato del lavoro, contrazione dei margini di utile, stretta della banca centrale. La fase di recessione, con un rendimento pari a -9,4%, presenta le seguenti caratteristiche: diminuzione dell’attività economica, contrazione del credito, aumento della disoccupazione. Il 2025 e il 2024 sono rappresentati da cerchi sulla curva. Il 2025 si trova nella fase di metà ciclo, mentre il 2024 nella fase finale.

Fonti: Capital Group, MSCI. Il posizionamento lungo il ciclo economico è una stima previsionale degli economisti di Capital Group a dicembre 2023 (cerchio 2024) e dicembre 2024 (cerchio 2025). Le opinioni dei singoli gestori di portafoglio e degli analisti possono differire. I dati relativi ai rendimenti sono mensili da dicembre 1973 ad agosto 2024 e includono tutte le fasi dei cicli terminate al 30 novembre 2024. I dati si riferiscono all’indice Datastream US Total Market dal 31 dicembre 1973 al 31 dicembre 1994, e all’MSCI USA successivamente a tale data. I risultati passati non sono una previsione dei risultati futuri.

“Invece di percorrere il tipico ciclo a quattro fasi che ha caratterizzato l’era successiva alla Seconda guerra mondiale, sembra che l’economia USA stia passando direttamente dalla fine di un ciclo a quella intermedia del ciclo successivo”, sostiene l’economista di Capital Group Jared Franz. L’economia statunitense beneficia oggi di utili aziendali in crescita, di un’accelerazione della domanda di credito, di un’attenuazione delle pressioni sui costi e di un passaggio a una politica monetaria neutrale. "Nel 2024 abbiamo riscontrato tutti questi quattro elementi", osserva Franz. “Per il futuro, credo che gli Stati Uniti si stiano dirigendo verso un periodo di espansione pluriennale, forse evitando una recessione fino al 2028.”

Si tratta di un contesto favorevole anche per l’azionario. Tramite un’analisi dei rendimenti nel corso dei cicli economici del passato, abbiamo scoperto che nella fase di metà ciclo i titoli azionari hanno messo a segno un robusto rendimento del 14%, valore considerevolmente superiore a quello riscontrato nelle fasi di fine ciclo. Il ritorno a una fase di metà ciclo, inoltre, rimanda a tutti gli effetti l’inizio della prossima recessione, periodo in cui le azioni hanno offerto storicamente i peggiori rendimenti.

2. Una nuova era di crescita alimentata dal rinascimento dell’industria

Dall’America profonda fino ai deserti più aridi è in corso un rinascimento dell’industria. Stanno infatti spuntando nuovi progetti di spesa in conto capitale in tutto il Paese, stimolando le economie locali e creando opportunità per una serie di imprese.

Un esempio degno di nota è la realizzazione di un impianto per la produzione di semiconduttori da 65 miliardi di dollari da parte di Taiwan Semiconductor Manufacturing Company in Arizona, destinato secondo le previsioni a creare migliaia di posti di lavoro in campo manifatturiero ed edilizio. Ma per ogni megaprogetto ce ne sono dozzine che restano nell’ombra.

Scorpius BioManufacturing, ad esempio, ha avviato la costruzione di un impianto da 45.000 metri quadri per produrre sostanze utilizzate nel campo della biodifesa che creeranno centinaia di posti di lavoro in Kansas.

 

Investire in America: la crescita della manifattura di base

Su una mappa raffigurante gli Stati Uniti è indicata l’ubicazione di vari progetti di costruzione (rappresentati da cerchi, dove a quelli di maggiori dimensioni è associato un quantitativo maggiore di dollari USA investiti) in sette settori: automobili, energia, estrazione, prodotti industriali, sanità, beni di consumo di base e semiconduttori. I cerchi si trovano in tutta la mappa, con una maggiore concentrazione in California, Texas, costa orientale e Midwest.

Fonti: Capital Group, AreaDevelopment.com, Clean Investment Monitor, U.S. Census Bureau, Whitehouse.gov, relazioni aziendali. I cerchi sulla mappa rappresentano i progetti in corso e futuri annunciati al 30 novembre 2024. I dati rispecchiano un campione di investimenti infrastrutturali e nel settore manifatturiero in tutti gli Stati Uniti mentre l’importo stimato degli investimenti, stando alle previsioni, verrà speso secondo diverse tempistiche. Per spesa in conto capitale (capital expenditure, capex) si intende il denaro investito in acquisizioni, aggiornamenti, ristrutturazioni e adozione di nuove tecnologie. Può riguardare beni materiali (ad es., immobili) o immateriali (ad es., licenze, software).

Senza dubbio questo fenomeno si sta verificando anche fuori dall’America. La realizzazione dei data center, l’aumento della domanda di viaggi e lo sviluppo di nuove fonti energetiche stanno creando opportunità di crescita per i colossi industriali europei. Nei mercati emergenti il trend del nearshoring sta portando a una riconnessione delle catene di approvvigionamento e alla creazione di nuovi hub commerciali.

“Queste tendenze rappresentano opportunità di investimento pluridecennali, e siamo solo agli inizi”, afferma Lara Pellini, che si occupa della gestione di portafogli azionari. “I colossi industriali statunitensi ed europei stanno rafforzando la propria presenza in aree che si apprestano a godere di una crescita a lungo termine a livello globale.”

3. Il megatrend dell’IA potrebbe spingere al rialzo il mercato azionario per anni

L’intelligenza artificiale ha catturato l’attenzione del pubblico e degli investitori, evocando un mondo futuristico completamente rimodellato da macchine intelligenti. Si tratta di un entusiasmo eccessivo? È probabile. In futuro ci attendono ancor più opportunità? Altrettanto probabile.

Questo perché tendiamo a sovrastimare i megatrend a breve termine sottovalutandoli al contempo nel lungo periodo. Nel caso di alcuni megatrend, come smartphone e auto a guida autonoma, possiamo calcolare delle stime ragionevoli sulla base di quantità note come popolazione globale o numero di automobili.

 

Gli investitori tendono a sottostimare l’impatto a lungo termine delle nuove tecnologie

Il grafico informativo mostra le previsioni iniziali e i dati effettivi in quattro aree tecnologiche. Per quanto riguarda il numero di utenti di PC e Internet nel 2000, le previsioni iniziali erano rispettivamente di 225 e 152 milioni, mentre i dati effettivi sono stati pari a 354 milioni per gli utenti di PC e 361 milioni per gli utenti di Internet, il che evidenzia a una sottostima rispettivamente del 36% e del 58%. Per quanto riguarda i telefoni cellulari, le previsioni iniziali per le spedizioni di smartphone nel 2013 erano di 657 milioni, mentre il numero complessivo effettivo di spedizioni è stato di 1.019 milioni, con una sottostima del 36%. Per i tre principali fornitori di cloud, la previsione iniziale per i ricavi nel 2020 era di 90,2 miliardi di dollari, mentre il valore effettivo è stato di 115,6 miliardi di dollari, evidenziando una sottostima del 22%. Una previsione iniziale per l’intelligenza artificiale nel 2030 è di 1.800 miliardi di dollari, ma il valore effettivo e la possibile sottostima non sono ancora noti e rimangono dei punti interrogativi.

Fonti: Morgan Stanley AI Guidebook: Fourth Edition, 23 gennaio 2024; Next Move Strategy Consulting, Statista. Date delle previsioni iniziali: febbraio 1996 per gli utenti di PC e internet, gennaio 2010 per le spedizioni di smartphone; marzo 2017 per i ricavi generati dal cloud; gennaio 2023 per le dimensioni del mercato dell’IA.

“Ma come si misura il valore di una maggiore intelligenza?”, si chiede il gestore di portafogli azionari Mark Casey. “Uno degli aspetti più interessanti dell’IA è che è difficile prevedere quali dimensioni raggiungerà come fenomeno. Potendo svolgere un’enorme quantità di compiti umani, ritengo che il mercato dell’IA sia incredibilmente vasto”.

Al di là delle applicazioni in campo tecnologico, l’IA è destinata a creare opportunità anche in aree inaspettate. La realizzazione dei data center richiede ingenti risorse fisiche, tra cui rame, beni strumentali e molta energia elettrica. L’impennata della domanda di queste risorse è stata una manna per settori della “old economy” come servizi di pubblica utilità, industria ed estrazione.

4. Una nuova età dell’oro per il settore sanitario grazie alla scoperta di nuovi farmaci

Dopo le elezioni statunitensi dello scorso anno l’incertezza sulle prospettive del settore dal punto di vista regolatorio ha provocato un crollo dei titoli azionari che ha messo ulteriormente sotto pressione un comparto che ha sottoperformato per tutto lo scorso anno. A seguito del sell-off, però, molte società scambiano a valutazioni interessanti, creando opportunità per gli investitori con un approccio a lungo termine.

“Tra queste vi sono case farmaceutiche dimenticate dagli investitori, ovvero quei produttori di farmaci che non offrono trattamenti per la perdita di peso”, sostiene il gestore di portafogli azionari Cheryl Frank. “Cerco opportunità di investimento in società che pagano dividendi e che sono state trascurate dal mercato.”

 

Destinati a proseguire i progressi in campo medico, con centinaia di farmaci in fase di sviluppo

Un grafico a barre orizzontali raffigura le 10 maggiori case farmaceutiche in base al numero di farmaci nelle loro pipeline. I nomi delle case farmaceutiche e il numero di farmaci sono i seguenti: Roche (218), Pfizer (205), AstraZeneca (166), Eli Lilly (159), Bristol Myers Squibb (158), Novartis (154), Johnson & Johnson (150), Jiangsu Hengrui Pharmaceuticals (147), Merck (145), Sanofi (142).

Fonte: Statista. Dati sulle pipeline al 30 novembre 2024.

Anche se l’attenzione tende a concentrarsi sui farmaci per la perdita di peso, come quelli di tipo GLP-1, si stanno compiendo progressi anche su molti altri fronti. La pipeline delle case farmaceutiche di maggiori dimensioni conta oltre 200 farmaci.

Trattandosi di aziende alla ricerca di trattamenti per alcune tra le patologie più debilitanti al mondo, i loro pazienti hanno sperimentato minori tassi di mortalità e aspettative di vita più lunghe. Nel corso del prossimo decennio potremmo disporre di cure efficaci per malattie come sclerosi laterale amiotrofica, anemia falciforme e distrofia muscolare. Quando si investe in società biotech o farmaceutiche dei rischi sono sempre presenti, ma potremmo trovarci all’inizio di un’età dell’oro per il settore sanitario: sia per i pazienti che per gli investitori.

5. C’è sempre un motivo per non investire

Immaginate di tornare indietro nel tempo fino al giorno di capodanno del 2020 e di conoscere in anticipo i principali eventi dei cinque anni successivi. La pandemia di COVID-19. Una fase di mercato fortemente ribassista. Un’inflazione superiore al 9%. I conflitti in Ucraina e Medio Oriente. La guerra commerciale con la Cina. L’incertezza politica negli Stati Uniti. Sapendo come sarebbero andate le cose avreste investito in azioni? Probabilmente no.

“Nei miei 25 anni di esperienza nel settore dei fondi comuni non è mai stato il momento giusto per investire. C’è sempre una marea di motivi per cui è meglio aspettare. Oggi abbiamo un nuovo presidente, un conflitto in Medio Oriente, una regolamentazione eccessiva, aliquote d’imposta oppressive e un Congresso americano che è più parte del problema che della soluzione”, ritiene l’ex dirigente di Capital Group Graham Holloway.

 

I mercati hanno conservato resilienza nonostante turbolenze e incertezza

Un grafico a montagna raffigura la crescita dell’indice MSCI World tra il 1987 e il 2023. Nel grafico sono raffigurati alcuni punti in evidenza per indicare una serie di crisi di mercato che si sono verificate in quel periodo. Gli anni e le crisi elencate sono: prima guerra del Golfo (1990-1991), bolla tecnologica (2000), crisi finanziaria globale (2008-2009) e COVID-19 (2020).

Fonti: MSCI, RIMES. Al 31 dicembre 2024. Dati indicizzati a 100 il 1º gennaio 1987. e sono riportati su una scala logaritmica. I punti si riferiscono all’anno in cui è iniziato ciascun evento. I risultati passati non sono una previsione dei risultati futuri.

Benché possa sembrare una riflessione sull’attuale contesto, la citazione di Holloway risale al 1981.

Il punto è che c’è sempre un motivo per non investire, oggi così come nel 2020 o nel 1981. Ma i mercati hanno dimostrato resilienza nel tempo. E gli investitori sono stati generalmente premiati per aver guardato oltre l’incertezza a breve termine ed essere rimasti concentrati sui propri obiettivi d’investimento a lungo termine.

Tornando al 2020, cosa sarebbe successo se aveste ignorato tutti i problemi all’orizzonte e aveste continuato a investire? Da allora l’indice S&P 500 è cresciuto di oltre il 100%.

 

Per maggiori informazioni consulta il sito di Capital Group.

 


Jared Franz è un economista con 18 anni di esperienza nel campo degli investimenti (al 31/12/2023). Ha conseguito un dottorato in economia presso l'Università dell'Illinois a Chicago e una laurea in matematica presso la Northwestern University.

Lara Pellini è un gestore di portafoglio azionario di Capital Group. In qualità di analista degli investimenti azionari, si occupa dei settori retail e beni di lusso per le regioni europea, eurasiatica e latinoamericana. Ha maturato 23 anni di esperienza nel settore degli investimenti, tutti in Capital Group. Lara ha iniziato la sua carriera in Capital partecipando al programma per gli associati e ha rivestito una serie di incarichi biennali in varie aree della società. 

Mark L. Casey è gestore di portafoglio azionario con 23 anni di esperienza nel campo degli investimenti (al 31/12/2023). Ha conseguito un MBA ad Harvard e una laurea a Yale.

Cheryl Frank è un gestore di portafoglio azionario con 26 anni di esperienza nel campo degli investimenti (al 31/12/2023). Ha conseguito un MBA a Stanford e un diploma di laurea ad Harvard.

Da Capital International Management Company SARL .